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Il medico appare su uno schermo e può parlare con il paziente senza che nessuno dei due lasci la propria casa. Può chiedere un consulto ad un collega che si trova a decine, centinaia, di chilometri di distanza. Ma anche monitorare in tempo reale le condizioni di salute di un anziano o di un malato cronico, fare diagnosi, prescrivere terapie, rispondere ai dubbi e alle preoccupazioni del malato. Merito della telemedicina, l’insieme dei servizi di assistenza, diagnosi e cura a distanza resi possibili dai recenti sviluppi delle tecnologie digitali. Uno strumento essenziale per un sistema sanitario moderno a misura di cittadino, capace di rivoluzionare l’assistenza territoriale e migliorare notevolmente la qualità di vita dei pazienti. Ancora più fondamentale in un periodo come quello attuale, in cui l’epidemia di Covid 19 ha messo in luce l’importanza di una sanità porta a porta, che non accentri tutte le risposte di salute negli ospedali e garantisca un’assistenza continuativa per anziani, pazienti cronici e persone con fragilità. Con un maggiore sviluppo della telemedicina si sarebbero potuti risparmiare ricoveri e visite in ospedale, alleggerendo i carichi di lavoro per i sanitari impegnati nel contrasto della pandemia ed evitando a tanti pazienti le preoccupazioni legate alla frequentazione del sistema sanitario, in un periodo in cui è stato spesso percepito come un inutile rischio di contagio. Vediamo allora di cosa si tratta, e cosa può fare oggi per cittadini e pazienti.
3 tipi di Telemedicina
Telemedicina specialistica
Gli ambiti in cui oggi trova applicazione la telemedicina possono essere raggruppati in tre macro aeree. La prima è quella della telemedicina specialistica, cioè l’utilizzo degli strumenti di comunicazione digitale nell’ambito di una specialità medica, come possono essere l’oncologia, la cardiologia, o la psichiatria. Lo specialista può utilizzare i servizi di telemedicina per effettuare una televisita, analizzando il paziente a distanza per effettuare una diagnosi o prescrivere una terapia. Medico e specialista entrano in contatto grazie a uno smartphone, un tablet o un computer. E pur non sostituendo l’esame obbiettivo di un sanitario, che rimane un momento fondamentale del processo diagnostico, la televisita permette di ottenere una seconda opinione in caso di dubbi, di valutare a distanza analisi e altri approfondimenti diagnostici prescritti in precedenza, e di monitorare in diretta le informazioni cliniche di un paziente in caso di emergenze.
Un’altra opzione è quella del teleconsulto, che permette al medico di chiedere un parere ad un collega specialista senza bisogno di spostarsi fisicamente dal proprio studio. Simile è infine la telecooperazione sanitaria, con cui un medico o un operatore sanitario riceve assistenza a distanza durante un atto sanitario, come può avvenire ad un infermiere che inserisce una telecamera endorale nella bocca di un paziente sotto la guida di un odontoiatra, che oggi può trovarsi anche a chilometri di distanza.
Per capire come la telemedicina specialistica cambia l’assistenza sanitaria, immaginiamo una persona colpita da infarto: un tempo i soccorritori avrebbero dovuto fare il possibile in attesa di trasportare il paziente in pronto soccorso, possibilmente di un ospedale con un reparto di cardiologia per assicurargli le migliori cure specialistiche; oggi invece è possibile trasmettere i parametri vitali del paziente al pronto soccorso in anticipo per iniziare il monitoraggio direttamente dall’ambulanza, e inviare quindi i suoi dati clinici ad un cardiologo per una valutazione tempestiva delle sue condizioni, anche se lo specialista si trova in un ospedale diverso da quello di destinazione.
Telesalute
È l’ambito principale di applicazione della telemedicina nel campo dell’assistenza territoriale. Comprende tutti i sistemi che permettono di collegare un paziente, tipicamente affetto da patologie croniche, con il personale medico che lo ha in cura. Attraverso il telemonitoraggio e le televisite di controllo i medici (solitamente medici di medicina generale, che possono lavorare di concerto con lo specialista dove necessario) possono monitorare attivamente i parametri di salute dei pazienti raccolti attraverso sensori e altri dispositivi indossabili, e intervenire in caso di necessità modificando le terapie, chiedendo un approfondimento diagnostico o un consulto specialistico. Pensiamo ad esempio a un paziente che soffre di ipertensione arteriosa, che oggi può tenere sotto controllo la pressione senza recarsi in ospedale o nello studio del medico di famiglia, utilizzando sensori per il telemonitoraggio direttamente a casa o attraverso i servizi offerti dalle farmacie. I dati vengono raccolti e inviati al medico curante, che può quindi valutare l’aderenza alla terapia e l’efficacia dei farmaci scelti, intervenire dove necessario con un modifiche terapeutiche o approfondimenti diagnostici. Attraverso le televisite il paziente cronico può quindi comunicare con il medico con più facilità, e con tempi di attesa molto minori, soprattutto in una fase come quella attuale in cui le visite saltate e rimandate a causa di Covid 19 hanno allungato a dismisura le liste d’attesa un po’ ovunque.
Teleassistenza
Quando la telemedicina lavora al servizio della presa in carico del paziente anziano o fragile, si parla di teleassistenza. Un campo con risvolti socio-assistenziali, che si interfaccia con il mondo della sanità per garantire la continuità assistenziale dei pazienti. Consiste di allarmi che possono individuare le situazioni di emergenza ed allertare i centri di servizio assistenziale, e chiamate di supporto che consentono di informarsi sui bisogni degli anziani soli, o semplicemente tenere loro compagnia.
Telemedicina: a che punto siamo?
Anche se mancano ancora piani e regole condivise all’interno dell’Ue, sono già molte le nazioni europee che puntano sulla telemedicina. In Svezia, ad esempio, è stata varata la National Strategy for e-health, un documento in continua evoluzione che dal 2006 monitora e promuove le applicazioni sanitarie delle nuove tecnologie di comunicazione digitale. Nel 2008 nella nazione scandinava erano già in uso più di 100 applicazioni di telemedicina, utilizzate da oltre il 75% degli ospedali del paese. Anche nella vicina Norvegia si è scelto di investire in salute digitale, per via delle caratteristiche del territorio, vasto e a bassa densità abitativa, che rendono difficile garantire la presenza di un presidio medico a portata di mano per tutti i cittadini. Simile la situazione anche in Gran Bretagna, dove nel 2008 è stato lanciato un programma pilota di telemedicina che ha coinvolto 600 pazienti e 200 medici, sperimentando servizi di teleassistenza e telesalute. L’iniziativa ha prodotto una diminuzione del 45% della mortalità per i pazienti con patologie croniche e una riduzione del 20% delle ospedalizzazioni. Un successo, che nel 2011 ha portato a varare una nuova iniziativa quinquennale con un budget di 1,2 miliardi di sterline ribattezzata “3 million lives”, con l’obbiettivo di garantire a tutti i malati cronici inglesi che potrebbero beneficiarne (stimati in 3 milioni di pazienti, da cui il nome dell’iniziativa) l’accesso a servizi di telemedicina.
In Italia la situazione è in rapido cambiamento. Nei decenni passati ci sono state molte iniziative a livello regionale, ma mancava uno quadro nazionale unico che garantisse l’accesso alla telemedicina ai tutti i pazienti italiani. Tutto è cambiato a dicembre 2020, con l’approvazione in Conferenza Stato Regioni delle nuove linee guida per la telemedicina redatte dal Ministero della Salute. Una volta implementate, porteranno ufficialmente gli strumenti della telemedicina all’interno dell’offerta di salute del nostro Sistema Sanitario Nazionale, garantendo la disponibilità di questi strumenti in tutta la penisola, all’interno di un quadro normativo preciso che le equipara alle prestazioni sanitarie in presenza.